Emanuela Tittocchia: a me ha fatto benissimo scrivere questo libro
Emanuela Tittocchia: a me ha fatto benissimo scrivere questo libro
Grande successo e affluenza di lettori alla presentazione ufficiale di “TIT TOC – L’AUTOBIOGRAFIA”, il primo libro di Emanuela Tittocchia.
L’evento si è svolto sabato 4 ottobre a Napoli, al Campania Libri Festival a Palazzo Reale.
Una presentazione emozionante, un racconto che parte dall’origine del libro. Emanuela canta Scrivimi, il brano di Nino Bonocore affermando di aver sentito una voce dentro che la spronava a parlare di sé, del suo percorso fatto di dolori e difficoltà, fino alla realizzazione del suo sogno.
L’autrice legge un pezzo del capitolo del suo libro dedicato al Principe De Curtis e Gigi Libertino, cantante dei Panama, intona Carmè Carmè e Malafemmina.
“TIT TOC” è un’opera autobiografica intensa, autentica, a tratti sorprendente, che racchiude non solo il racconto del suo vissuto personale e professionale, ma anche un viaggio profondo nell’animo umano. Attraverso le pagine di “TIT TOC”, Emanuela ci accompagna nei luoghi e nei momenti che hanno segnato la sua carriera: dai set di fiction di successo, alla partecipazione a reality, passando per esperienze teatrali, talk show, programmi d’approfondimento, serate live e il mondo del gossip.
In occasione della presentazione del libro, abbiamo intervistato l’autrice. Ecco di seguito le sue risposte alle nostre domande.
Emanuela, cosa ti ha spinto a scrivere “Tit Toc” proprio adesso?
” La decisione di scrivere il libro proprio adesso è nata dall’incontro tra me e la casa editrice, Nicola e Maria Pia di Edizioni Vulcaniche.
Ci siamo conosciuti perché io avevo una trasmissione a Napoli.
Loro mandarono nella mia trasmissione i loro scrittori e così siamo entrati in contatto e loro mi hanno proposto di scrivere un libro.
Così è nato. Già in passato ho avuto il desiderio, ho provato, ho iniziato a scrivere, ma poi cambiavo idea su tante cose.
Però poi avendo una scadenza e avendo un contratto mi sono data una mossa e così alla fine l’ho portato a compimento”.
Scrivere di sé è un atto di coraggio: hai mai avuto paura di mostrarti troppo?
” Sì, scrivere è un grande atto di coraggio. Per me è anche un grande atto di liberazione, nel senso che io non ho mai avuto paura di mostrarmi, non ho mai avuto paura di raccontarmi (forse anche troppo) non è una cosa che mi crea nessun tipo di disagio.
Questo succede da un bel po’ di anni, quando ero piccola era tutto diverso, infatti lo racconto.
Devo dire che anche grazie alle tante trasmissioni televisive alle quali ho preso parte, mi sono abituata a raccontare.
Poi penso che raccontare se stessi è liberatorio. A me ha fatto benissimo scrivere questo libro, credo possa servire anche a chi legge.
Siamo tutti molto più simili di quanto pensiamo, perché anche nelle nostre autenticità e unicità, alla fine, i dolori si assomigliano, le gioie anche. Può servire anche per sentirci meno soli”.
Nel libro parli di momenti molto difficili, come il bullismo e i disturbi alimentari: quanto è stato liberatorio metterli nero su bianco?
“Vero, nel libro parlo di bullismo, di anoressia, di amori malati. Come dicevo è stato terapeutico.
Ho parlato spesso di questi temi anche nelle trasmissioni, quindi sono abituata a raccontare queste difficoltà che appartengono al passato, ma sono anche abituata a raccontare emozioni di oggi.
È stato difficile scrivere, mi sono molto chiusa quando ho scritto il libro. Sono rimasta molto in me.
Mi svegliavo la mattina molto presto, alle cinque e mezza, perché era un momento in cui nessuno mi chiamava.
Ero più tranquilla, diciamo così.
Sono entrata in un mondo di ricordi e raccontando e ricordando venivano fuori altri ricordi che in realtà erano sopiti.
E’ stato un flusso, in alcuni momenti doloroso, però dopo mi è sembrato quasi terapeutico e liberatorio”.
Qual è la più grande lezione che hai tratto dalle tue sofferenze?
” Questa è una bella domanda. Si dice sempre che quello che non t’ammazza ti fortifica. Io sono d’accordo fino a un certo punto. I dolori e le disperazioni scavano, creano profondità ulteriori in chi ha già delle profondità.
E quindi quando poi c’è la gioia, quella gioia riempie e si provano delle sensazioni ancora più forti. Però io non credo che il dolore insegni.
Io penso solo che il dolore faccia solo male.
Le persone che ti fanno male, le relazioni andate male, non fortificano, non insegnano niente. Almeno a me non hanno insegnato, mi hanno solo un pò chiuso.
Se deciderò, se capiterà l’occasione, quando incontrerò qualcuno che è in grado di farmi aprire il cuore, mi fiderò di nuovo. Quindi ho solo più dolore, però credo poco insegnamento.
La mia natura è portata al bene, alla fiducia, all’altro”.
Parlando della tua carriera e dei retroscena legati al mondo dello spettacolo, C’è un episodio o un retroscena che ti ha segnata particolarmente?
“Sono tantissimi gli episodi che mi hanno segnata o che comunque porto nel cuore.
Molti di questi sono estremamente belli, ci sono incontri che io ho fatto nella vita che non avrei mai pensato potessero accadere, tipo l’incontro con Mike Bongiorno.
Perché il titolo del libro è “Tit Toc” perché lui mi chiamava: qui abbiamo una signorina che come l’orologio fa “Tit Toc”. Poi in molti mi chiamano “Tit Toc” ancora oggi.
Anche l’incontro con Claudio Baglioni. Era il mio mito da sempre, ero malata di Claudio.
Andavo a tutti i concerti e poi ho avuto l’occasione di conoscerlo.
Lui nel 2011 mi ha chiesto di presentare una delle sue serate di “O’ Scià”, evento meraviglioso che ha organizzato per anni.
E poi anche il set di “Centovetrine”, ricordo i dietro le quinte, gli scherzi, i giochi. Ho tantissimi ricordi legati a questo mestiere”.
Tra tutte le esperienze televisive e teatrali che racconti, qual è quella che ti ha fatta crescere di più?
” L’esperienza per me più costruttiva è stata in assoluto “Centovetrine”. Quattordici anni di set, quasi tutti i giorni.
Registravamo tante ore al giorno, c’era una collaborazione tra colleghi, tecnici, produttori, registi.
È stato complesso, però è stata l’esperienza mia più formativa, perché poi da lì sono nate le serate, gli eventi, le partecipazioni, le ospitate. Si è aperto un mondo”.
Nel libro emerge una forte riflessione sui rapporti sentimentali. Cosa hai capito di te attraverso l’amore e cosa significa oggi, per te, fidarsi nuovamente?
” Altra bella domanda. Che cosa ho capito di me attraverso l’amore? Intanto che sono una persona capace di amare tantissimo!
Anche l’ultima relazione mi ha insegnato questo. Ho dato tanto, ho capito di avere una capacità che non conoscevo.
Io amo come un’adolescente. L’amore che molti definiscono maturo io lo definisco superficiale.
L’amore travolgente ti fa fare pazzie, non è razionale, altrimenti non è amore.
Ho capito anche di essere fragile da un certo punto di vista, gelosa. Forse perché ho incontrato persone che mi hanno fatto venire fuori questi queste caratteristiche.
Chissà se mi fiderò di nuovo? Probabilmente sì, perché la mia indole è quella di fidarmi. Però starò più attenta, ai primi segnali alzo i tacchi e me ne vado”.
Che messaggio vorresti lasciare a chi leggerà “Tit Toc”, magari a chi sta attraversando un momento difficile?
” Quello che mi piacerebbe che arrivasse alle persone che leggono questo libro e che se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti.
Arrivo da una famiglia normalissima, mio padre lavorava all’Enel, mia mamma ha avuto un negozio, poi per la maggior parte della sua vita ha fatto la casalinga.
Due persone che non hanno mai pensato al mondo dello spettacolo, che vivevano a Torino. Io avevo questo grandissimo sogno.
A un certo punto ho capito che non bisogna ascoltare nessuno, a parte i grandi maestri che sono pochi e bisogna anche riconoscerli.
Le persone ti spostano, ti demoralizzano perché spesso riversano su di te le loro insicurezze.
Le persone che non credono nei propri sogni, non devono disturbare, come ho scritto nel libro, chi invece sta cercando di realizzare il proprio.
Bisogna avere un sogno reale, cioè nel senso veramente che si sente una passione vera, perché poi ci sono troppe difficoltà.
Se si ha una passione vera anche le difficoltà si affrontano e si superano”.
Se potessi riscrivere un capitolo della tua vita, quale cambieresti?
” Ne cambierei più di uno, più di un capitolo della mia vita.
Forse quello che mi viene in mente, perché è più recente, è l’ultima relazione, l’ultimo innamoramento che ho avuto. Lo cambierei, però purtroppo è successo e c’è”.
Hai già pensato di scrivere un secondo libro, magari dedicato a un tema specifico?
” Me lo stanno dicendo quelli che hanno letto questo libro, anche Adriano Teresi, che è l’autore della prefazione, meravigliosa. Lui è un critico letterario francese bravissimo. Mi dice: “pensa già al prossimo libro”.
Lui mi dice di scrivere un romanzo, perché secondo lui descrivo bene le situazioni, faccio vivere le emozioni.
Non ho pensato adesso al prossimo, sto iniziando a far conoscere questo”.
C’è qualcosa del libro che cambieresti?
“No, non cambierei niente del libro. L’ho scritto di getto e così deve essere”.
