Napoli: sequestrate 63 tonnellate di materiale tossico per l’ambiente

Sequestrate al porto di Napoli, 63 tonnellate di materiale tossico per l’ambiente

Dicromato di sodio, materiale tossico e pericoloso sequestrato per 63 tonnellate al porto di Napoli, questa mattina, da una nave sudafricana. Secondo quanto riportato su NapoliToday stamane funzionari dell’Agenzia delle Dogane di Napoli e militari della Capitaneria di Porto/Guardia Costiera hanno sequestrato 3 container sbarcati da una nave proveniente dal Sud Africa e stoccati nell’area merci pericolose del porto di Napoli. Nei container erano contenuti 60 colli di dicromato di Sodio per un totale di 63 tonnellate di materiale tossico, comburente, corrosivo e pericoloso per l’ambiente.

Scattata la denuncia

È scattata la denuncia per il destinatario della merce in quanto è risultato falso il contenuto della scheda di sicurezza del prodotto che gli attribuiva una classe di pericolosità inferiore. In tal modo i trasgressori hanno impiegato imballaggi diversi da quelli previsti ed applicato una disciplina meno stringente per la movimentazione della merce, sia via mare che via terra, il tutto con i connessi vantaggi economici.

La dichiarazione della Guardia Costiera

“L’operazione odierna costituisce una ulteriore conferma dell’ottima sinergia tra soggetti istituzionali i quali, anche in questa occasione, hanno conseguito un risultato rapido ed efficace valorizzando le rispettive capacità investigative e di intervento”, fa sapere la Guardia Costiera.

Il traffico illecito di materiali pericolosi

Risale al 2018 il clamoroso sequestro della nave Acquarius con la quale sono stati smaltiti illegalmente nei porti italiani 24mila chili di rifiuti accumulati durante i salvataggi in mare. L’accusa contro Medici Senza Frontiere. Secondo la procura di Catania, sarebbero stati smaltiti illegalmente nei porti italiani 24mila chili di rifiuti a rischio infettivo: accuse, ovviamente, tutte da provare. Si parla di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, che sarebbero stati  scaricati in maniera indifferenziata nei porti italiani come se fossero rifiuti urbani: oltre alla ong sono indagati anche agenti marittimi.

L’indagine di Guardia di Finanza e Polizia, coordinata dalla Procura di Catania, avrebbe accertato uno smaltimento illecito in 44 occasioni: rifiuti accumulati durante le attività di salvataggio in mare. Per Medici senza frontiere si é trattato dell’ennesimo attacco per bloccare l’azione salvavita in mare.

Il traffico sarebbe stato gestito in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti” in 11 porti: Trapani, Pozzallo, Augusta, Catania e Messina in Sicilia, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Corigliano Calabro in Calabria, Napoli e Salerno in Campania, Brindisi in Puglia. Tra i rifiuti scaricati la procura indica “gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari”, gli scarti alimentari e i rifiuti sanitari infettivi utilizzati a bordo per l’assistenza medica.

La difesa di Medici Senza Frontiere

“Tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard. Le autorità competenti non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando MSF ha avviato le attività in mare nel 2015.”

Due anni di campagne diffamatorie contro le attività di ricerca e soccorso, infondate accuse di collusione con attività criminali e la chiusura dei porti alle navi di soccorso hanno di fatto bloccato l’azione umanitaria in mare e scoraggiato tutti i tipi di nave dal soccorrere i barconi in difficoltà. Il risultato sono oltre 2.000 morti nel Mediterraneo solo quest’anno e un nuovo picco di sofferenze, mentre la guardia costiera libica sostenuta dall’Italia e dall’Europa intercetta sempre più persone in mare e le riporta alle terribili condizioni della detenzione arbitraria in Libia, in piena violazione delle leggi internazionali.”

“Con cinque navi umanitarie attive in tre anni di operazioni in mare, MSF ha soccorso oltre 80.000 persone in coordinamento con le autorità marittime e nel rispetto delle leggi nazionali e internazionali. La nave Aquarius, l’unica rimasta con a bordo un team medico di Msf, oggi è bloccata nel porto di Marsiglia dopo due revoche della bandiera in due mesi, per concertate pressioni politiche” concludono da Msf.

 

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