Stop al fumo anche all’aperto, la legge in attuazione

Stop al fumo anche all’aperto nei luoghi con bambini e donne incinte, vietate anche le e-cgi

Lo aveva annunciato Orazio Schillaci a gennaio: stop al fumo anche all’aperto in zone con presenza di bambini e donne incinte. La legge ora è in attuazione e sarà applicata anche per le e-cig e il tabacco riscaldato. Per quanto riguarda invece i luoghi al chiuso, sarà vietato adibire zone fumatori. Secondo quanto riportato su quotidianosanità.it inoltre, non dovrebbe essere più possibile fumare nei dehors di bar e ristoranti. L’estensione dei divieti riguarderebbe anche le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. Ulteriori limitazioni dovrebbero poi riguardare la possibilità di fumare in stazioni ferroviarie (in quelle dov’è ancora possibile), fermate dell’autobus e anche per esempio agli sbarchi dei traghetti.

La norma verrà applicata a breve

Siamo ancora alla fase di bozza e quindi le norme più stringenti potrebbero subire ora delle modifiche da parte di Schillaci, anche a seguito di un confronto all’interno dell’Esecutivo visto la portata delle novità. Per quanto riguarda anche lo strumento legislativo ancora non è chiaro se sarà un disegno di legge di iniziativa governativa, oppure se il testo sarà inserito in un altro provvedimento da approvare.

Stretta anche alla pubblicità

Stretta in arrivo anche per la pubblicità delle sigarette elettroniche di vario tipo. Per le e-cig varranno i rigidi paletti già imposti ai prodotti da fumo tradizionali, per i quali è vietata qualsiasi forma pubblicitaria diretta e indiretta. La multa per chi trasgredisce ai nuovi divieti è di 275 euro, ridotta del 50% se si paga entro 60 giorni. Stessa sanzione del resto prevista per chi infrange il divieto di fumo tradizionale al chiuso. Non saranno i gestori dei locali ad applicare la multa ma le forze dell’ordine.

Il Tabagismo

Secondo quanto riportato sul sito del Ministero della Salute, il consumo di tabacco (tabagismo) rappresenta uno dei più grandi problemi di sanità pubblica a livello mondiale. Esso è uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie.

Il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Il fumo di tabacco, in particolare, è una causa nota o probabile di almeno 27 malattie, tra le quali bron­copneumopatie croniche ostruttive e altre patolo­gie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie.

Secondo i dati dell’OMS, il fumo di tabacco è la più grande minaccia per la salute e il primo fattore di rischio delle malattie croniche non trasmissibili a li­vello mondiale, con circa un miliardo di fumatori, di cui circa l’80% vive in Paesi a basso e medio reddito, nei quali il carico di malattia e mortalità collegato al tabacco è più pesante. Il 70% dei consumatori inizia a fumare prima dei 18 anni di età e il 94% prima dei 25 anni.

Mortalità per fumo

L’OMS stima che ogni anno, nel mondo, più di 8 milioni di persone muoiono a causa del consumo di tabacco. La maggior parte dei decessi correlati al tabacco si verifica nei paesi a basso e medio reddito, che sono spesso bersaglio di intense interferenze e marketing dell’industria del tabacco.

Il tabacco può anche essere mortale per i non fumatori. L’esposizione al fumo passivo è stata anche implicata in esiti negativi per la salute, causando 1,2 milioni di morti ogni anno. Quasi la metà di tutti i bambini respira aria inquinata dal fumo di tabacco e 65.000 bambini muoiono ogni anno a causa di malattie legate al fumo passivo. Fumare durante la gravidanza può portare a diverse condizioni di salute per tutta la vita per i bambini.

In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti (il 20,6% del tota­le di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro (Tabacco Atlas sesta edi­zione). Per quanto riguarda i tumori, il tabacco è il fattore di rischio con maggiore impatto a cui sono riconducibili almeno 43.000 decessi annui.

 

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