Si riapre il caso Orlandi, Pietro: “Ho fatto i nomi”

Si riapre il caso Orlandi, Pietro il fratello ascoltato 8 ore in Vaticano: “Ho fatto i nomi, niente sconti”

Dopo 40 anni si riapre il caso Emanuela Orlandi, Pietro il fratello, ascoltato 8 ore in Vaticano: “Ho fatto i nomi, niente sconti”. Su Rainews si legge: “Abbiamo elementi nuovi” dice Pietro Orlandi “mi hanno ascoltato e poi credo che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI conoscessero i fatti. Dopo 40 anni, ho potuto sfogarmi e ho trovato disponibilità a fare chiarezza, a mettere un punto”. Il promotore di giustizia Alessandro Diddi, ascolta Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela per ben 8 ore. “Abbiamo parlato di tante cose”, aggiunge Orlandi: “Della famosa ‘trattativa Capaldo’, del trasferimento di Emanuela a Londra, di pedofilia, degli screenshot dei messaggi di cui siamo entrati in possesso” con l’avvocato della famiglia, Laura Sgrò.

“Erano due o tre anni che facevamo richiesta di essere ascoltati”

“E’ da due o tre anni che facevamo richiesta per essere ascoltati, perché avevamo in mano elementi nuovi.” continua Pietro. “Lo avevo detto anche a Papa Francesco l’altro anno. Mi hanno ascoltato e hanno accettato quello che avevo da dire, sottolineando che auspicano la massima collaborazione con la Procura di Roma e le altre istituzioni italiane. E mi auguro che le persone che ho nominato vengano tutte ascoltate perché da lì possono uscire delle risposte. Ho fatto i nomi delle persone che secondo me dovrebbero interrogare – continua Orlandi – anche di alti prelati come il cardinale Re e altri personaggi eccellenti”.

“Non saranno fatti sconti a nessuno”

“Al promotore di giustizia vaticano ho consegnato le chat tra due cellulari del Vaticano e ho fatto i nomi. È stato un incontro lungo, ma positivo e ho sentito la volontà di fare chiarezza”. Pietro Orlandi si sfoga poi nella trasmissione DiMartedì, su La7. “Diddi mi ha assicurato che le indagini sono iniziate da parecchio tempo, hanno già dei documenti su cui lavorare, il mandato è di indagare a 360 gradi”. “Sicuramente ci sono volontà interne al Vaticano e forse c’è stato un cambiamento nella volontà – aggiunge – mi hanno assicurato che non c’è coincidenza con i funerali di Ratzinger perché le indagini andavano avanti da prima. Da Capaldo ai gendarmi, ai fatti di Londra, ho detto tutto quello che avrei voluto”.

E infine: “Il promotore ha detto che non saranno fatti sconti a nessuno. Sono convinto che Giovanni Paolo II e Ratzinger fossero a conoscenza dei fatti”.

Cos’è accaduto quel pomeriggio del 22 giugno 1983

Su Wikipedia si legge che Emanuela uscì di casa alle 16:00 circa per recarsi alle lezioni di musica in piazza Sant’Apollinare. La lezione di flauto si svolgeva dalle 17:00 alle 18:00 e quella di canto corale dalle 18:00 alle 19:00. Uscita dalla lezione di canto 10 minuti prima del tempo, Emanuela telefonò da una cabina alla sorella maggiore Federica, dicendole che un uomo l’aveva fermata proponendole un lavoro di volantinaggio per la Avon Cosmetics, retribuito con la somma di 375.000 lire (equivalenti a circa 193 €), da svolgersi durante una sfilata di moda nell’atelier delle Sorelle Fontana che si sarebbe tenuta dopo pochi giorni; la sorella le sconsigliò di accettare la proposta e le suggerì di tornare a casa per parlarne con la madre.

Le circostanze in cui è avvenuta la scomparsa di Emanuela

Secondo le ipotesi investigative, la ragazza avrebbe incontrato il rappresentante della Avon prima di arrivare a lezione di flauto. Dopo la telefonata alla sorella, Emanuela aspettò l’uscita delle altre compagne dal corso di canto e insieme a due di esse raggiunse la fermata dell’autobus in Corso Rinascimento. A detta delle due ragazze, Emanuela alluse alla proposta di lavoro ricevuta e, da loro messa in guardia, disse che avrebbe chiesto prima il permesso ai genitori. Intorno alle 19:30 le compagne salirono su due autobus diversi dirette a casa, mentre Emanuela non salì sull’autobus perché troppo affollato, dicendo che avrebbe atteso quello successivo. Da quel momento si persero le tracce della ragazza, che non tornò più a casa. Secondo un’altra versione una delle compagne salite sull’autobus vide Emanuela conversare con una donna dai capelli ricci, che non fu mai identificata.

 

 

 

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