Napoli: blitz al Rione Traiano, 29 indagati del clan Sorianello

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Napoli: grande blitz al Rione Traiano all’alba, 29 indagati del clan Sorianello

A Napoli grande blitz al Rione Traiano all’alba di questa mattina, 29 indagati del clan Sorianello per varie imputazioni. E’ proprio dall’alba di questa mattina che i carabinieri hanno effettuato una grande operazione anticamorra contro il clan dei Sorianello.

29 misure cautelari a carico di 28 indagati (uno dei destinatari è deceduto per cause naturali), ritenuti vicini al clan Sorianello, il gruppo di camorra fondato da Alfredo Sorianello detto “‘o Biondo” e anticamente insediato nella zona della cosiddetta “99” del complesso popolare di Soccavo, nella periferia Ovest di Napoli.

Le misure sono state emesse dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, al termine di indagini proseguite tra il 2019 e il 2021. Gli indagati sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione abusiva di arma da fuoco.

L’agguato a danno dei nigeriani nel 2020

Nel settembre 2020, un gruppo di Nigeriani aveva rubato un borsone di droga del clan dei Sorianello, che era presente in un giardino al Rione Traiano. Desmond Oviamwonyi fu ucciso e Joe Morris rimase ferito, mentre Leo Uwadiae riuscì a sfuggire ai colpi di pistola. Il clan poi riuscì a rintracciare i nigeriani che avevano rubato il borsone con dentro due chili di droga tra cocaina e marijuana. I nigeriani avevano chiesto in cambio della restituzione 2mila euro. Inizialmente il clan accettò, ma poi organizzò un agguato aprendo il fuoco.

Le armi del clan erano nascoste a Bagnoli

Nel corso delle indagini contro il clan di Soccavo i carabinieri, nel maggio 2021, avevano sequestrato un arsenale di armi da guerra in un negozio di frutta e verdura del quartiere Bagnoli: 10 pistole, 6 kalashnikov, 5 pistole mitragliatrici, due giubbotti antiproiettili, una bomba carta e diverse munizioni; nella stessa attività erano stati anche rinvenuti 13 chili di droga, tra hashish e marijuana. Il ritrovamento, in una zona di influenza dei clan locali, farebbe presupporre un accordo tra la camorra di Bagnoli e quella del Rione Traiano. (Fanpage)

 

I clan di camorra presenti nell’area metropolitana di Napoli

“Il contesto criminale dell’area metropolitana di Napoli è caratterizzato da una “ipercompetitività” tra clan cui corrisponde un frequente ricorso ad atti violenti, anche con l’uso delle armi, che suscita allarme sociale e molto spesso distrae l’attenzione dell’opinione pubblica dalla crescente capacità collusiva/corruttiva dei grandi cartelli cittadini che, sfruttando radicate tradizioni criminali e stretti vincoli fiduciari, infiltrano il locale tessuto economico e sociale”.

È quanto si legge nella relazione del ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia. Il documento spiega che “la camorra in Campania è costituita da clan storici connotati da una stretta appartenenza famigliare dei rispettivi componenti. Questi sodalizi hanno raggiunto nel tempo una posizione dominante all’interno del panorama criminale della Regione in grado di esercitare un’incisiva regolazione dei mercati illeciti, soprattutto in materia di stupefacenti, nonché il capillare controllo dell’economia legale tramite una partecipazione finanche diretta in aziende, imprese e attività commerciali, talvolta sino a occupare intere filiere produttive. Permangono contestualmente formazioni minori, anche di tipo familistico, il cui principale fattore identitario è rappresentato dal territorio – spesso corrispondente a interi rioni e quartieri o talvolta a semplici palazzi – le quali ricorrono all’uso della violenza per risolvere contrapposizioni con altri clan del medesimo cartello o per sottrarre piazze di spaccio ai gruppi antagonisti”. 

“Un fenomeno in continua crescita in tutta la Regione e diffuso, soprattutto nella città di Napoli, riguarda la delinquenza minorile che ha fatto registrare, in quest’ultimo semestre, numerosi episodi di violenza con un significativo impatto negativo sulla percezione collettiva della sicurezza urbana. Il fenomeno – prosegue la relazione – appare particolarmente preoccupante perché matura in difficili contesti ambientali, caratterizzati da diffusa illegalità, da elevata densità abitativa e forte degrado. Si tratta di condizioni che spingono le giovani generazioni alla ricerca di auto-affermazione esponendoli maggiormente al rischio attrattivo del circuito criminale camorrista. Nel semestre in esame si è anche assistito ad una elevata diffusione di comportamenti antisociali e illeciti aventi come protagonisti i minori, ovvero condotte criminali riconducibili ai fenomeni baby gang, bullismo e cyber bullismo, in cui il minore stesso emerge, contemporaneamente, quale autore e vittima del reato.”

Ciò impone la necessità di mantenere distinti i fenomeni conseguenti al diretto coinvolgimento dei minori nei contesti di criminalità organizzata da quelli che scaturiscono dalle condizioni di povertà educative dei contesti familiari. Se da un lato la devianza minorile partenopea affonda le sue radici nel passato va anche sottolineato come a Napoli, così come in tutta la Campania, la prolungata assenza dalle attività scolastiche a causa della pandemia ha, in un certo qual modo, favorito l’avvicinamento dei minorenni alle attività illegali “di strada” avviandoli verso la “carriera delinquenziale”. La relazione conclude così: “I fenomeni di devianza minorile a Napoli e nella Campania, tuttavia, non sono da considerarsi esclusivamente un prodotto della camorra ma da questa traggono comunque linfa ed ispirazione secondo modelli comportamentali tipici di emulazione e identificazione”. (NapoliToday)

 

 

 

 

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