L’inchiesta della procura di Bergamo si sposta a Roma: indagati Speranza, Grillo e Lorenzin

Speranza, Grillo e Lorenzin indagati dalla procura di Roma

Prosegue l’Inchiesta Covid: Indagati a Roma oltre a Speranza, anche le ex ministre Lorenzin e Grillo. La procura di Bergamo  ha trasmesso a Roma uno stralcio della sua inchiesta sul Covid e la mancata zona rossa in Val Seriana. In questa inchiesta sono indagati gli ex ministri della Salute Roberto Speranza, e le ministre precedenti Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin, oltre a 7 funzionari di vertice del ministero della Salute per omissione di atti d’ufficio in relazione al mancato aggiornamento piano pandemico. Piano risalente al 2006 e aggiornato per l’ultima volta nel 2010. Il trasferimento a Roma è motivato dalla competenza territoriale.

L’ex ministro Beatrice Lorenzin

Dopo Bergamo, indaga anche Roma. Sono 13 gli indagati

Oltre agli ex ministri Speranza, sono indagate Grillo e Lorenzin, per l’ipotesi di reato di omissione in atti d’ufficio perché non avrebbero aggiornato il piano pandemico e omesso di definire i piani nel dettaglio. Sono indagati anche: Giuseppe Ruocco, in qualità di direttore generale della Direzione Prevenzione Sanitaria dal 2012 al 2014 e dal 2017 al 2021 come segretario generale del ministero della Salute; Ranieri Guerra, ex vice direttore dell’Oms, come direttore generale della Direzione Prevenzione Sanitaria del ministero della Salute dal 2014 al 2017; Maria Grazia Pompa, direttrice dell’Ufficio 5 fino al 2016; Francesco Paolo Maraglino, direttore dell’Ufficio 5 della Direzione Prevenzione Sanitaria.

Per “falsità ideologica” in relazione ai «dati falsi comunicati all’Oms e alla Commissione Europea attraverso appositi questionari». Sono indagati oltre a Ranieri Guerra, i dirigenti Claudio D’Amario; Francesco Paolo Maraglino; Loredana Vellucci; Mauro Dionisio.

Guerra ha risposto all’AdnKronos :”comunque i questionari dell’Oms sono stati compilati dai capiufficio”.

Il tribunale dei Ministri scagiona la politica

Il Tribunale dei ministri è la sezione del tribunale ordinario competente per le indagini sui presidenti del consiglio e sui ministri nell’esercizio delle loro funzioni. Quest’ultimo ha archiviato la denuncia dei familiari delle vittime del covid contro i vertici del governo Conte per la diffusione della pandemia. Tutte archiviate, le posizioni del due volte premier e degli ex ministri del suo esecutivo: Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede.

Tutti indagati in seguito agli esposti. Non solo, dalle associazioni dei familiari delle vittime, ma anche dalle rappresentanze dei consumatori e di alcuni sindacati, per la gestione delle prime fasi della pandemia. Il tribunale, infatti, ha dichiarato che “in alcun modo l’epidemia può dirsi provocata dai rappresentanti del governo”.

Secondo i giudici, «soprattutto in una situazione di incertezza» come quella che ha travolto il mondo intero allo scoppio della pandemia, «non era esigibile da parte degli organi di governo l’adozione tout court di provvedimenti in grado di impedire ogni diffusione dei contagi. Dovendo tener conto della necessità di contemperare interessi diversi e in particolare la tutela della salute e la tenuta del tessuto socio economico della collettività».

Nessuna possibilità, dunque, di contestare l’ipotesi di omicidio colposo plurimo, come richiesto dai querelanti. “Per verificare la colpevolezza si dovrebbe conoscere la genesi del contagio delle singole vittime. Stabilire al di là di ogni ragionevole dubbio che misure di contenimento che non siano state adottate dal Governo o disposte in ritardo, avrebbero evitato il contagio o l’esito leale». E ciò, allo stato dell’arte, non pare ricavabile da nessun elemento. Questo ha dichiarato il tribunale.

Due filoni d’inchiesta sul Covid

La pronuncia, dunque, potrebbe inficiare l’intera inchiesta sul Covid, che ora conta due filoni: uno aperto a Bergamo, con i 19 avvisi di garanzia recapitati, tra gli altri, all’ex premier Conte, all’ex ministro Speranza, al governatore lombardo Attilio Fontana e all’ex assessore al Welfare, Giulio Gallera. L’altro a Roma, dopo l’invio degli atti da parte del procuratore orobico Antonio Chiappani.

Questo secondo filone vede tra gli indagati, oltre a Conte e Speranza, altre 11 persone, in primis le ex ministre della Salute Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin. Sarebbero indagate per omissione in atti d’ufficio, per non aver aggiornato il piano pandemico e per aver omesso di definire i piani nel dettaglio.

Indagati anche Giuseppe Ruocco, in qualità di direttore generale della Direzione Prevenzione Sanitaria dal 2012 al 2014 e dal 2017 al 2021 come segretario generale del ministero della Salute; Ranieri Guerra, come direttore generale della Direzione Prevenzione Sanitaria del ministero della Salute dal 2014 al 2017; Maria Grazia Pompa, direttrice dell’Ufficio 5 fino al 2016; Francesco Paolo Maraglino, direttore dell’Ufficio 5 della Direzione Prevenzione Sanitaria.

Le varie accuse rivolte a  Ranieri Guerra nell’inchiesta sul covid

Guerra  risulta anche indagato per falsità ideologica in relazione ai «dati falsi comunicati all’Oms e alla Commissione europea attraverso appositi questionari» assieme a Claudio D’Amario, Francesco Paolo Maraglino, Loredana Vellucci, Mauro Dionisio. Infine, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro è indagato per truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

La pronuncia del Tribunale dei ministri apre però nuove strade: secondo i giudici mancano i presupposti giuridici per contestare tali reati. Gli strumenti scientifici non sono in grado di accertare se le omissioni della politica abbiano causato il contagio e se ulteriori misure di contenimento avrebbero potuto evitarlo. Né è possibile escludere responsabilità di terzi. Per il tribunale va considerato che la diffusione del virus dipende in buona parte da comportamenti virtuosi della collettività.”

Le reazioni dei destinatari dei provvedimenti

Non sono stata informata. Non so nulla, dunque non posso rilasciare dichiarazioni”, dice all’Adnkronos Salute l’ex ministra della Salute, Giulia Grillo.  n merito alla notizia dell’arrivo a Roma del fascicolo inviato dalla procura di Bergamo. ”

Fare i tamponi a tutti, adesso, è la cazzata del secolo“, scriveva Ranieri Guerra, secondo gli atti dell’inchiesta, in una chat con il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. Quest’ultimo replicava: “No, è ognuno va per conto suo”. La conversazione, inserita negli atti della chiusura inchiesta della procura di Bergamo che ha indagato sulla pandemia, risale al 15 marzo 2020. In quel momento il virus stava accelerando la sua corsa, i tamponi scarseggiavano e non era chiara la linea se usarli solo chi avesse sintomi o per tutti.

In un altro messaggio, di qualche ora dopo, Guerra aggiunge: “Ho parlato con Galli, poi, e gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti…ha convenuto, spero…a domani”.

La reazione dell’associazione delle vittime

Il direttivo dell’Associazione #Sereniesempreuniti ha commenta la notizia così :”“La storia che stiamo riscrivendo si arricchisce di un nuovo capitolo“.

Questa notizia ci dà ancora più forza per proseguire il nostro cammino verso la verità e la giustizia che dobbiamo a tutti i nostri cari”, commentano i familiari.

Immagine di Bergamo durante la prima ondata covid

I Pm romani ora vaglieranno le posizioni e decideranno se procedere ad una nuova iscrizione anche a Piazzale Clodio. Va precisato che questo trasferimento nulla cambia rispetto alle risultanze emerse dall’indagine condotta dai magistrati bergamaschi e chiusasi con 19 indagati. Inoltre, in merito alla contestuale notizia relativa alla archiviazione della posizione di Conte e Speranza e di altri indagati da parte del Tribunale dei Ministri, si precisa che non è riferita a quanto emerso dall’inchiesta portata avanti dalla Procura di Bergamo.

In conclusione, siamo di fronte ad una vera “burrasca” giudiziaria.  Gli indagati dovranno chiarire come abbiano potuto gestire, con una tale confusione, una pandemia che ha messo in ginocchio un’intera nazione. Cosa più importante, la giustizia dovrà dare delle risposte ai familiari di milioni di vittime che forse si potevano evitare. Come aveva sottolineato Francesco Zambon, ricercatore dell’Oms, ” forse  se ci si fosse attenuti ai piani pandemici (seppur non aggiornati) la situazione sarebbe stata affrontata molto meglio”.

 

 

 

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