Si arricchisce di nuovi nomi l’inchiesta di Bergamo sulla gestione della pandemia

Emergono nuovi nomi per l’inchiesta di Bergamo

L’inchiesta di Bergamo sulla prima ondata covid-19 si arricchisce di nuovi nomi. Oltre ai nomi di Conte, Speranza Fontana, sono emersi i nomi di alcuni membri del Comitato Tecnico Scientifico del periodo: Silvio   Brusaferro, Agostino Miozzo, Angelo Borrelli e  Franco Locatelli. solo ieri tra gli indagati  e comparso il Veronese Ranieri Guerra.

All’epoca dei fatti Guerra era direttore vicario dell’Oms. Oggi è accusato di aver fornito false dichiarazioni ai pubblici ministeri durante un indagine giunta alla fine dopo quasi tre anni. Poco dopo la prima ondata di covid che aveva messo in ginocchio la Lombardia, Bergamo in particolare, è iniziata l’inchiesta. Cristina Rota, con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, con la supervisione del procuratore Antonio Chiappani, hanno chiuso questa complessa indagine.

Secondo quanto scrive la Repubblica  i filoni di indagine principale, seguiti dai magistrati, sono tre: il primo riguarda la repentina chiusura dell’ospedale di Alzano, la mancata dichiarazione della “zona rossa nella Val Seriana e l’assenza di un piano pandemico aggiornato a fronte del rischio di pandemia che era stato dichiarato dell’Oms.

Nell’apertura dell’anno giudiziario, il procuratore Chiappani, nel corso dell’enorme portata delle indagini ha dichiarato “gravi omissioni da parte delle autorità sanitarie, nella valutazione dei rischi epidemici e nella gestione della prima fase della pandemia”.  Gli indagati sarebbero venti e ogni giorno emergono nuovi nomi.

L’origine dell’inchiesta di Bergamo

L’indagine, condotta della guardia di finanza che ha notificato la chiusura dell’inchiesta agli interessati, si è avvalsa di una consulenza di Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e attuale senatore del Pd.

Andrea Crisanti

L’indagine, ricostruita su Ansa, è nata dall’aprile  2020. Da queste sono emerse notizie di vitale importanza: il piano pandemico  in vigore risaliva al 2006. Un piano ,quindi,che non sarebbe stato aggiornato ma, ancor più grave, neanche applicato. Per questi motivi, approfondendo la questione del piano pandemico,gli inquirenti sono arrivati al 69enne Ranieri Guerra. L’ex direttore vicario dell’Oms sarebbe colpevole di aver fornito false dichiarazioni ai Pm durante una sua deposizione in qualità di persona informata dei fatti.

All’epoca dei fatti, da quanto dichiara il quotidiano “La Verità”, Francesco Zambon, funzionario della sede veneziana dell’Oms, il  13  Maggio 2020, aveva curato un documento , definendo la risposa dell’Italia  alla diffusione del virus come:”improvvisata, caotica e creativa”, in particolare negli ospedali. Zambon evidenzio’ come il piano pandemico nazionale non fosse mai aggiornato dal 2006 in poi. Il documento non fu “apprezzato” dell’Oms e dopo venti ore fu ritirato.  Il 31 maggio 2020 Zambon si dimise e decise di denunciare il caso. Inoltre dichiarò che Ranieri Guerra avesse esercitato pressioni affinchè il report fosse rimosso.

Tra i nomi emersi anche quello di Ranieri Guerra

Alla procura di Venezia  viene aperto un fascicolo a carico di Guerra, ma il gip decide dell’archiviazione del caso perchè il  direttore vicario gode dell’immunità di diplomatico e quindi non è imputabile. A dicembre , Guerra chiede a Zambon un maxi risarcimento per danni di 2,5 mln di euro.

Ieri  Zambon, in un intervista pubblicata da you tube, rilascia delle dichiarazioni a Francesco Borgonovo vice direttore de ” La  Verità “. Il funzionario ha coordinato la stesura di un report sulla risposta italiana al covid, allo scopo di  correggere gli errori commessi nei primi mesi della pandemia. Inoltre il rapporto doveva servire a mettere in allarme gli altri paesi dove il covid non era ancora arrivato. “Oggi sappiamo -ha dichiarato Zambon – che questo rapporto è stato ritirato dal web per indubbie pressioni da parte del governo italiano nei confronti dell’Oms”.

“Questo è successo perchè, in quei mesi, l’italia doveva essere presentata, per vari motivi ,di certo non scientifici ,ma politici,  come modello verso il resto del mondo in quanto risposta covid. Non si è trattato affatto di “un modello”,soprattutto nei primi mesi. Ma, direi , neanche nei mesi successivi, dato che abbiamo i tassi di mortalità più alti al mondo”.

Borgonovo intervista Zambon sull’inchiesta di Bergamo

Borgonovo chiede a Zambon : “Cosa ti aspetti da questa inchiesta di Bergamo? ” Zambon risponde :” Mi aspetto molto. Sono passati tre anni è quindi era doveroso che queste indagini preliminari  si chiudessero e ci fossero risultati su un area che è veramente offuscata  nei primi mesi della pandemia. In quel periodo si ostenta questo falso  piano di gestione pandemica che si vuole presentare come un piano perfetto. Niente di più lontano dalla realtà.Questa contro narrazione che è stata costruita in questi anni, gridava vendetta. Soprattutto per rispetto per tutte le migliaia di morti che ci sono state . Molte di queste sicuramente si potevano evitare”.

Francesco Borgonovo
Vice Direttore “La Verità”

“Le indagini di Bergamo devono servire a fare chiarezza, e far si che questo non si ripeta più. Tra l’altro oggi è avvenuto un fatto strabiliante: in parlamento ci sono le audizioni per la commissione d’inchiesta covid, ed io sono uno degli auditi”:.

In riferimento al piano pandemico Zambon ha dichiarato :”  per chi gestisce l’emergenza, l’emergenza è una cosa normale, Ci sono delle procedure ben precise che devono essere attuate. In questo caso non si sono applicate e bisogna capire il perchè. Io sono stato uno di quelli che è andato contro la narrazione ufficiale”.

Come si gestisce una pandemia

“Quando c’è un emergenza,c’è tutto un sistema dietro le emergenze. In particolare per le emergenze infettive,ci sono  i regolamenti  internazionali che dicono esattamente come devono essere adattati e cosa deve succedere. Se questo è successo in Italia bisogna capire il perchè”.

Borgonovo parla dell’ individuazione del paziente 1 e delle varie restrizioni messe in atto senza seguire un piano pandemico. Un piano pandemico prevede tante regole e tante attenzioni mai attuate.

Zambon continua:” Purtroppo la stampa ha proposto spesso il dibattito dicendo che non sarebbe successo niente se si fosse applicato il piano pandemico aggiornato o quello del 2006…..Quindi la politica si trincerava dietro questa narrazione. Vorrei fare un attimo di chiarezza, da un punto di vista scientifico, su questo”. Riferendosi ad un articolo pubblicato su Lancet, rivista a cui tutti i medici si affidano in assoluto. Questo articolo, che consta di 50 pagine, del settembre 2022, tratta la pandemia globale e definisce la gestione della pandemia un fallimento globale massiccio.

Inoltre nell’articolo si fa una connessione molto importante sui  paesi che avevano un piano pandemico e lo hanno attuato. E la loro risposta al covid. E conclude, dal punto di vista scientifico, affermando che dove si sono attuati i piani pandemici le cose sono andate, di gran lunga molto meglio.

La commissione di inchiesta indagherà su tutto

Infine Giangalezzo Bignami, del partito Fratelli d’Italia, come mrmbro della commissione di inchiesta ha chiarito in parlamento :”Abbiamo deciso una commissione di inchiesta che avrà finalità di indagine su tutta la gestione della pandemia. E quando dico tutto., non divo tutto meno la fase iniziale. Tutto meno i rapporti con la Cina. Tutto meno le reazioni avverse. Tutto meno le cure domiciliari. Inyendiamo dire TUTTO. ”

Per cui si può supporre che forse attusndo il piano pandemico, seppure non aggiornato, forse le cose sarebbero ansate meglio e di sarebbero evitate tante vittime.

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