Alla scoperta dei luoghi “nascosti” e meravigliosi da scoprire a Napoli : la chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi

La facciata della chiesa Sant’Aspreno dei Crociferi

Scopriamo un altro luogo “nascosto” e meraviglioso a Napoli : la chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi

Un altro luogo nascosto da scoprire a Napoli è la chiesa di Sant’Aspreno dei Crociferi. Si tratta di una delle chiese chiuse del centro storico di Napoli, chiusa all’ufficio del culto dal 1980 in poi. E poi riaperta il 20 maggio 2023, grazie allo Jago museum. E’ conosciuta anche col toponimo Crocelle ai Vergini.

La chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi è una chiesa nel centro storico di Napoli nel Quartiere Sanità, che si affaccia sull’omonima piazza del Borgo dei Vergini. È dedicata a San Aspreno , il primo vescovo di Napoli, nel secondo secolo. Una prima chiesa risale 1633, ma l’acqua piovana  che formava solchi la danneggiò, e si decise di demolirla per costruire un’altra chiesa nel 1760, grazie a Luca Vecchione . Ferdinando Sanfelice aveva proposto un piano in stelle, ma scelsero il progetto di Vecchione in piano con croce latina. La chiesa è a navata unica con cappelle laterali e una potente cupola.

L’enorme cupola che sovrasta il cielo di Via Foria. Sant’Aspreno ai Crociferi Napoli

La facciata della chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi

La chiesa ha una facciata disegnata su due ordini ed un robusto cornicione; coppie di lesene abbracciano il portale elevato da una media scalinata, il tutto prospiciente l’antistante piazzetta nel borgo dei Crociferi. La facciata è preceduta da una scala barocca di piperno , la chiesa è stata sollevata. Il portale secondario è riccamente decorato in stile rococò . L’interno ha una decorazione delicatamente barocca . La cupola è notevole con ornamenti geometrici.

La scala che porta alla chiesa è il rifugio dei mendicanti. La chiesa fu dedicata a sant’Aspreno. Egli fu il primo vescovo del capoluogo campano e fu il patrono principale di Napoli fino al 1673, anno in cui fu poi sostituito da san Gennaro diventando secondo patrono della città. Visse tra il I e il II secolo d. C. e secondo una leggenda si convertì dopo essere stato guarito da san Pietro. Si legge dai documenti, che fu voluta per diffondere in tutto il Borgo dei Vergini, la “novella religione dei Crociferi”.

A Napoli, Aspreno fece costruire diversi complessi religiosi tra i quali l’oratorio di Santa Maria del Principio su cui sarebbe poi sorta la basilica di Santa Restituta e la chiesa di San Pietro ad Aram. Il suo busto e il bastone con cui san Pietro lo guarì sono conservati nel Duomo di Napoli. L’incisore e pittore Francesco La Marra realizzò per la chiesa due pale d’altare rappresentanti una la “Pietà” e l’altra “La divina pastorella”.

L’attuale chiesa si confonde nel borgo

Tra il 1750 e il 1799 il casertano Domenico Mondo, allievo di Francesco Solimena, realizzò invece per l’edificio religioso ben quattro opere: “Morte di san Giuseppe”, “San Carlo Borromeo e san Filippo Neri”, “San Pietro battezza sant’Aspreno” e “Santo martire”. Per comporre queste tele l’autore si rifece a prototipi di Luca Giordano.

L’attuale chiesa sarebbe la seconda versione dell’impianto primitivo. Avviata per pia disposizione del matematico Antonio Monteforte, ultimata e consegnata nel 1760, con supporto tecnico dei fratelli Vecchione. Essi la realizzano arretrata rispetto allo slargo che la precede. L’edificio sacro è ancor oggi riconoscibile e ben confrontabile col documento topografico che lo disegna sulla pianta esteso fino al Supportico Lopez, al portone numero 26. Quest’ultimo meglio noto come il palazzo ottocentesco di Domenico D’Alessio, e alle sue spalle, prosegue fino all’incrocio con via dei Miracoli.

Un borgo dimenticato

L’ingresso all’impianto si trova poco oltre la linea di confine del comparto fuori Porta San Gennaro, determinato nell’isolato composto dall’ex Casa dei Camaldolesi ad angolo di piazza Cavour. Questo immobile, che lo nasconde a partire dal numero 24 di via Crociferi e 25 di Via Foria, si presenra compatto per offrire alloggio a sacerdoti e laici del Terz’Ordine dei Camaldolesi.

Al numero 68 della piazzetta antistante la chiesa di Santa Maria Succurre Miseris. All’interno del palazzo, che le sta di fronte, ancora conosciuto come palazzo di Capua, a sinistra del vestibolo, un ambulacro mena il passaggio all’antiscala dell’antico monastero dei Crociferi, aperto sotto grandi finestre ad arco non del tutto sparite.

Venne dedicata al vescovo Aspreno già ancor prima che fosse stata costruita, ed infine si legge dai documenti, che fu voluta per diffondere in tutto il Borgo dei Vergini, la “novella religione dei Crociferi”.

Dallo stato di abbandono alla riapertura

Cancellate divelte, pavimenti rialzati, mattonelle distrutte, mura spoglie e resti di documenti bruciati. Sembrerebbe la descrizione di uno scenario post apocalittico, invece è la situazione in cui versava una delle circa duecento chiese chiuse di Napoli. La chiesa era chiusa al culto e cadeva in un grave stato di abbandono.

Grazie al museo Jago la chiesa ha riaperto il 20 maggio 2023. Lo scultore Jago e la Cooperativa La Paranza, riapriranno al pubblico la Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, dando vita al museo Jago, dove, tra le varie opere, sarà esposta la Pietà. Essa ritorna al suo luogo d’origine dopo una serie di fortunate mostre, e dove verrà svelato per la prima volta il nuovo gruppo scultoreo di Aiace e Cassandra.

La Pietà di Jagp chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi Napoli

Nell’ultimo anno il complesso religioso ha visto la nascita e la realizzazione, a porte chiuse, della suddetta Pietà di Jago: scultura in marmo a grandezza naturale che rappresenta non una semplice riproposizione del celebre episodio biblico, quanto piuttosto una rielaborazione in chiave moderna di un momento di raccoglimento e di dolore, in cui l’umanità si è identificata per secoli. Al termine della sua realizzazione, l’artista ha esposto l’opera nella Chiesa degli Artisti e a Palazzo Bonaparte a Roma, riscuotendo grande successo.

Ora, grazie a una convenzione firmata con il Fondo Edifici Culto (FEC), ritorna nel luogo dove è nata. Quì arricchisce la collezione del nuovo museo, che vedrà anche la presenza di un gruppo scultoreo inedito, raffigurante Aiace e Cassandra, e l’alternarsi continuo di opere che animeranno l’allestimento interno.

Aiace e Cassandra . Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi Napoli
il recupero e la riqualificazione dei beni artistici in stato di abbandono

All’ingresso della chiesa sarà inoltre allestito un infopoint turistico, fruibile 7 giorni su 7, che collegherà tutte le realtà già presenti sul territorio. Questo sarà  il punto di partenza per la costruzione di un percorso turistico fatto di arte, bellezza, cultura e accoglienza. Difatti, come afferma anche lo stesso Jago: “Sant’Aspreno riapre al pubblico, restituita, messa al mondo come un figlio, ancora una volta per accogliere. Dietro i luoghi e i loro contenuti c’è sempre l’umanità di chi ha immaginato, quella di chi ha costruito, l’umanità di chi ha abitato e abbandonato, l’umanità di chi ha recuperato e quella di chi verrà”.

Partendo da questo presupposto di recupero e di messa a valore di un’eredità da tramandare, questo nuovo polo museale si pone oggi come protagonista di due progetti, che stanno contribuendo a dare forma ai sogni dei giovani del Rione Sanità: Il progetto “Luce al Rione Sanità” e il progetto “Tornaccantà”.

Il progetto “Luce al Rione Sanità” è realizzato dalla Cooperativa La Paranza con il sostegno di Fondazione CON IL SUD e Fondazione di Comunità San Gennaro insieme a Intesa Sanpaolo. È un’iniziativa di formazione e d’inclusione sociale per giovani del quartiere attraverso l’arte e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico del quartiere.

Un progetto per la rigenerazione urbana

Un progetto che interviene su importanti asset strutturali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), tra cui: il contrasto alle disuguaglianze, l’inserimento lavorativo di giovani in situazione di fragilità, la rigenerazione urbana in contesti marginalizzati, la valorizzazione del contributo del Terzo Settore alla società e allo sviluppo del Mezzogiorno.

L’iniziativa si inserisce nel solco di quanto la Fondazione di Comunità San Gennaro e la Cooperativa La Paranza realizzano da anni nel Rione Sanità. Attuano importanti progetti di formazione che prevedono il recupero e la valorizzazione delle risorse del territorio, come l’apertura al pubblico delle Catacombe di San Gennaro e San Gaudioso.

L’investimento fatto, con l’apertura della Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi e del nuovo museo, è ancora una volta sul capitale umano, definito la vera ricchezza di ogni territorio. Un modo per riqualificare beni artistici in stato di abbandono e formare, contemporaneamente, giovani del territorio affinché possano trovare nuove opportunità occupazionali legate al mondo dell’arte e del turismo. Questo li renderà manager dello spazio, generando futuro per la comunità e per se stessi.

 

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