Alla scoperta dei luoghi nascosti e meravigliosi da scoprire a Napoli: la chiesa di San Giuseppe dei Ruffo

Facciata chiesa di San Giuseppe dei Ruffi. Napoli

Scopriamo un altro luogo nascosto e meraviglioso a Napoli : la chiesa di San Giuseppe dei Ruffo

Un altro luogo nascosto e meraviglioso da scoprire a Napoli è la chiesa di San Giuseppe dei Ruffo. La chiesa fu fondata da alcune dame della famiglia Ruffo; l’edificio fu costruito nel 1669 da Dionisio Lazzari. Attraverso una pregevole doppia scalinata di accesso si raggiunge l’aula dall’aspetto prevalentemente barocco che conserva gli altari in marmi commessi e pregevoli. Inoltre vi somo dipinti di artisti come Luca Giordano (Trinità e Santi – transetto sinistro), Giuseppe Sanmartino (statue dei SS. Pietro e Paolo) o Francesco De Mura (Gloria di San Giuseppe – cupola).

Tuttora il presbiterio è chiuso dietro una cancellata non accessibile al pubblico. Qui ci sono le Perpetue del S.mo Sacramento che a turno sono sempre presenti in chiesa per adorare il Sacramento raccolte in preghiera.

Presbiterio della chiesa di San Giuseppe dei Ruffo. Napoli

Storia della chiesa di San Giuseppe dei Ruffo

All’indomani della realizzazione dell’ultimo quarto di via Duomo, nell’Ottocento, al monastero attiguo alla chiesa venne sottratto il lato orientale del chiostro. Per questo tipo di esigenza, analoga sventura di sorte toccherà anche alla chiesa di San Giorgio Maggiore ai Mannesi poche centinaia di metri più a sud.

La chiesa è sita sull’omonima piazzetta con facciata e loggiato visibile da terra. Lo stesso accade per la chiesa di Santa Maria della Sapienza a Via di Costantinopoli. Applicazione architettonica questa, assai frequente nelle produzioni immobiliari barocche dell’epoca della sua fondazione ed entro i quali si sviluppano le scale di ingresso alla chiesa. In questo caso, si tratta dell’antichissima proprietà dei Ruffo.

La dinastia dei Ruffo

Ippolita e Caterina della dinastia Ruffo e della Casa Bagnara, assieme a Caterina Tomacelli, nobildonne napoletane, ritirate a vita monastica in un palazzo di proprietà degli Arcella, sito all’apice dei Tribunali presso il Seggio di Capua furono le prime assidue frequentatrici della cappella già dedicata a San Giuseppe. Da queste donne poi come tale venne fondata con solennità ed ufficialmente nel 1604.

Ad Arcangelo Guglielmelli, altro discepolo del Lazzari, venne affidato il compito di ultimare l’atrio della chiesa. Purtroppo non potè che farlo, solo il figlio di quest’ultimo nel 1721. L’opera di Arcangelo Guglielmelli in quest’ambiente è dato dall’affresco nel vestibolo. Esso realizzato in maniera alquanto certa di offrire l’illusione di uno spazio. Anche per il chiostro grande, che, nonostante tutto fosse stato realizzato seguendo le prescrizioni controriformiste, si ottenne di conferirne una mirabile valenza artistica. Si applico’ l’ingegnosa soluzione dei lucernai.

Le opere custodite all’interno della chiesa

La chiesa al suo interno custodisce opere di notevolissimo livello tecnico. Tutte pensate dagli architetti anche delle epoche successive alla sua stessa fondazione. Magistralmente tradotte in pratica dai maestri marmorari e dalle loro botteghe diffuse su tutto il territorio. Dionisio Lazzari tenne a bottega l’opera maggiore della chiesa: l’altare maggiore, sorprendentemente ancora sotto i lavori nel 1686 ed installato sul posto solo nel 1733, ultimato da Matteo Bottigliero. Egli aggiunse alla pregevolezza dei colori del marmo, i due puttini e le due figure della Speranza e della Carità.

Assunzione della Vergine . Cappella laterale sinistra Chiesa di San Giuseppe dei Ruffo . Napoli

Oggi all’opera che ancora resiste del suo fascino Barocco, dato dai girali vegetali, i vasi di fiori, e le pietre dure con la madreperla sul fondo nero, sono stati aggiunti nel corso del Novecento completamente rifatti tali e quali agli originali, il Paliotto ed il Ciborio. L’altare del transetto sinistro disegnato da Giandomenico Vinaccia, ispirato fortemente all’essenzialismo iscritto dalla maestria di Cosimo Fanzago, venne costruito tra il 1685 ed il 1699. Si attribuisce alla bottega di Pietro Ghetti al quale si debbono anche le statue dei Santi Pietro e Paolo. Mentre gli ornati dello stesso altare del transetto sinistro, studiati apposta dal Vinaccia, mantengono ancora un “vibrante e raffinato naturalismo”.

Le opere di Luca Giordano

Al transetto destro resta una icona incompiuta ancora di Arcangelo Guglielmelli, all’altare vi è una Sacra Famiglia, di Crostoforo Roncalli, alias il Pomarancio, un pittore manierista di estrazione romana. Egli lo dipinse inizialmente per l’altare maggiore dove stette fino a tutto l’Ottocento. Altare e icona della seconda cappella di sinistra testimoniano dell’avanzato stato dell’arte sul rococò napoletano del 1770. A differenza dell’altare della cappella che la precede, di poco più giovane, su commisione di Ottavia Ruffo della corte di Bagnara, disegnato da Nicola Carletti, si mostra classicheggiante alla maniera della scuola del Vanvitelli.

La seconda cappella a destra, l’unica di patronato dei Ruffo, accoglie la tela di Giacomo Farelli. Essa ritrae San Ruffo, ed alcune iscrizioni parietali, ricordano le imprese del generale Ruffo, valoroso combattente delle galee maltesi contro le flotte turche ed i sarracini. La cupola trattiene parte degli affreschi molto deteriorati. Tutti raffiguranti la Gloria di San Giuseppe eseguiti da Francesco De Mura nel 1741 e a Paolo Di Maio affidati i quattro peducci sottostanti ritraenti i dottori della Chiesa. Leonardo Chiaiese nel 1748 realizzerà le decorazioni parietali ritraenti Paesaggi. Tutti in maiolica regio meridionale, non visitabile all’interno del monastero.

Cupola con affeschi di Francesco De Mura. Chiesa di San Giuseppe dei Ruffo. Napoli
E’ partita la gara d’appalto per il restauro della chiesa

Sarà restaurata la Chiesa di San Giuseppe dei Ruffi di Napoli, che conserva al suo interno opere d’arte di particolare pregio e interesse tra cui l’altare del transetto, decorato dal Pomarancio, numerose statue di Giuseppe Sammartino e un dipinto di Luca Giordano a decorazione dell’altare.

Invitalia, in qualità di Centrale di Committenza per la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, ha pubblicato la procedura di gara per l’affidamento di lavori di appalto del valore di oltre 600 mila euro sulla piattaforma Ingate.

L’’edificio religioso allo stato attuale presenta importanti criticità conservative sia dal punto di vista delle strutture che degli apparati decorativi e si prevedono interventi finalizzati a ridurne la vulnerabilità sismica. Per presentare le offerte c’è tempo fino al 5 luglio 2023.

Le aree oggetto dei lavori di restauro e consolidamento saranno la navata centrale, la cantoria, la scala di accesso al Matroneo dal lato del chiostro, il Comunichino, la Terra santa, l’Atrio del Guglielmelli, il corridoio delle monache, la cappella della badessa e, infine, i locali ipogei emersi dalle attività di studio e progettazione.

Gli interventi sono finanziati con risorse del Ministero della Cultura. La progettazione è stata coordinata da funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli.

Anche questo luogo rappresenta uno scrigno di opere d’arte, storia e cultura napolatana. Un luogo da visitare e da conservare nella memoria dei riciordi.

 

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