Singapore, uomo impiccato per traffico di cannabis

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Singapore, giustiziato per traffico di cannabis

Nonostante gli appelli provenienti da tutto il mondo, Singapore ha eseguito la condanna a morte di Tangaraju Suppiah, coinvolto nel traffico di un chilo di cannabis. Secondo le autorità, l’uomo è stato impiccato nella prigione di Changi.

La condanna

La condanna risale al 2018. Difatti, Suppiah era stato condannato per “favoreggiamento nel traffico di più di un chilogrammo di cannabis“. La morte dell’uomo ha suscitato un’onda di indignazione generale in quanto varie organizzazioni per i diritti civili avevano chiesto un alleggerimento della sentenza. A tal proposito, anche alcuni paesi asiatici avevano deciso di adottare un approccio meno severo riguardo ai reati sulle droghe leggere. Infatti, le leggi in vigore a Singapore inerenti i reati di droga sono fra le più dure al mondo.

Nel 2022 altra impiccagione per droga

Lo scorso anno anche un’altra impiccagione per i medesimi motivi aveva scatenato un pioggia di critiche e indignazione da tutto il mondo. Un uomo di nazionalità malese, affetto da problemi psichiatrici, era stato impiccato sempre a Singapore dopo una lunga battaglia legale. Nagaenthran K. Dharmalingam era stato arrestato nel 2009 per il possesso di una piccola quantità di eroina. Ragione per la quale le autorità avevano disposto la condanna a morte l’anno successivo.

La condanna di Amnesty

Non si è fatta attendere la reazione di Amnesty International che ha aspramente criticato Singapore. “Questa esecuzione illegale e arbitraria, date le molte irregolarità riscontrate nel procedimento giudiziario, mostra ancora una volta quanto Singapore si ostini ad usare la pena di morte”, ha detto Ming Yu Hah, vicedirettore di Amnesty per l’Asia.

Le norme sulla droga vigenti a Singapore, fortemente repressive, prevedono anche l’obbligatorietà della pena di morte: i giudici non possono prendere in considerazione eventuali attenuanti, come le circostanze del reato, la condizione dell’imputato e altri fattori importanti. Il vicino di Singapore, la Malesia, sta rinunciando a tutto questo in favore della protezione della vita umana“, ha dichiarato Hah.

Secondo Amnesty, Suppiah era stato posto sotto arresto per essersi messo d’accordo con due uomini in modo tale da introdurre la droga sull’isola. La condanna si basava esclusivamente sulle dichiarazioni rilasciate durante l’interrogatorio, senza la presenza di un avvocato e di un interprete, nonché sui due co-imputati presentati come testimoni dell’accusa.

Uno dei due uomini era stato prosciolto dalle accuse. Invece, il quarto uomo, mai rintracciato, avrebbe dovuto confermare le loro testimonianze.

Nel 2013, a seguito di emendamenti alla legge sulla droga, i giudici hanno un limitato potere discrezionale nel decidere la condanna, anche se l’imputato si sia limitato a fare da “corriere”. Qualora la procura non confermi la collaborazione, il giudice perde il potere discrezionale e deve emettere la sentenza di condanna a morte.

Dal marzo 2022 Singapore si è macchiata già di 12 impiccagioni.

Fonte: TgCom24

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