“Noi non siamo napoletani”: L’identità è un sentimento, non un certificato di nascita
C’è chi Napoli la lascia per cercare altrove il proprio destino, e chi, per un misterioso gioco del fato, la sceglie, la sposa, ci si perde dentro e non riesce più ad andarsene.
Dopo “Napolitaners”, il documentario che raccontava gli espatriati del Vesuvio, Gianluca Vitiello torna dietro la macchina da presa per guardare la città da un’altra prospettiva: quella di chi ha deciso di restare, o meglio, di arrivare.
Nasce così “Noi non siamo napoletani”, docu–film prodotto da DNA Lab, in uscita nelle sale dal 13 settembre, con anteprima a Casa Cinema Napoli alla presenza dell’autore.
Un giro del mondo che finisce a Napoli
«Sentivo l’esigenza di tornare a raccontare la mia città cambiando punto di vista», racconta Vitiello, artista e voce storica di Radio Deejay.
E lo fa costruendo una sorta di atlante umano in cui si incontrano Usa e Giappone, Russia e Palestina, Nigeria e Germania, destini lontani che si incrociano ai Quartieri Spagnoli, a Forcella, a Posillipo, nei vicoli e nei mercati dove ogni storia, prima o poi, trova un eco.
I protagonisti del film, artisti, religiosi, pizzaioli, professionisti e sognatori, raccontano il loro primo incontro con la città, il fascino e lo spavento, la risata e la lotta.
Per loro, dire “noi non siamo napoletani” non è una presa di distanza, ma una dichiarazione d’amore rovesciata: il dispiacere di non esserci nati e il privilegio di poterla guardare senza pregiudizi.
Un coro che cambia senso
Quel coro da stadio, “noi non siamo napoletani”, nato come insulto, qui si trasforma in abbraccio, in atto di appartenenza ribaltato.
È la Napoli vista dagli occhi di chi non la possiede, e proprio per questo la ama con più lucidità, con più libertà.
E forse, come suggerisce Vitiello, è proprio questo sguardo “forestiero” a raccontarla meglio di chi ci è cresciuto dentro, accecato dal troppo amore.
Tra musica, ironia e verità
La colonna sonora originale è firmata da Simone Paleari, che canta anche l’inedito “Doce e Sale” insieme allo stesso Vitiello, un duetto che sa di malinconia e mare, di zucchero e salsedine, come Napoli stessa.
Nel film anche “L’Unica” di Gabriele Esposito, a cucire con le note un racconto di 70 minuti pieno di contrasti, risate e visioni.
Commuove la presenza dell’artista e attivista statunitense Jimmie Durham, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia, scomparso nel 2021, che nel film definisce Napoli «folle e piena di problemi» e proprio per questo irresistibile.
Una città che ti cambia il destino
Dopo Napoli, il viaggio del film proseguirà a Milano (Anteo Palazzo del Cinema, 20–22 settembre), Padova (Future Vintage Festival, 27 settembre) e Torino (Cinema Centrale, 10 ottobre), ma la vera protagonista resta sempre lei, la città che ti adotta e ti riscrive.
“Noi non siamo napoletani” non è un titolo di separazione, ma una promessa d’inclusione, un brindisi ironico al destino, al caos, alla luce e alla lingua infinita di una città che non si può spiegare, solo vivere.
Perché, alla fine, chi arriva a Napoli, prima o poi, finisce per diventare un po’ napoletano.
Che lo voglia o no.
