L’allarme siccità preoccupa l’Italia e Legambiente, la neve diminuisce del 53% mentre le acque del Po del 61%. I dati ci vengono forniti da un rapporto del Cima Research Foundation. Siamo al mese di febbraio e questi dati sono molto preoccupanti. Rai News riporta la dichiarazione del direttore di Legambiente Giorgio Zampetti: “Il 2023 è appena iniziato, ma sta mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi, livelli di siccità. Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Serve poi adottare una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare”.
Sono diversi i fattori che contribuiscono a questo fenomeno di emergenza idrica. Non solo la quantità d’acqua che viene consumata per i diversi usi nel nostro paese, ma anche l’urbanizzazione, l’inquinamento ed il cambiamento climatico. Secondo i dati diffusi dallo GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico), all’aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche. L’appello urgente di Legambiente: “Non sono più ammessi ritardi. Bisogna cominciare a prevenire l’emergenza idrica che caratterizzerà sempre di più il nostro territorio smettendo di pensarci solo quando il danno è già stato fatto. A partire dai prossimi mesi, infatti, la domanda di acqua per uso agricolo si aggiungerà agli attuali usi civili e industriali che sono già in sofferenza e il fabbisogno idrico nazionale sarà insostenibile rispetto alla reale disponibilità”.
Secondo Legambiente, bisogna innanzitutto fare in modo che l’acqua piovana permanga il più possibile sul suolo con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità. Bisogna attuare misure di de-sealing in ambiente urbano: in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini. Inoltre occorrono “interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato. Permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione. Implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie. Riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti. Utilizzare i criteri minimi ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi. Favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti. Introdurre inoltre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti”.
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