Allarme lanciato da Roberto Burioni: “inquietante aumento di tumori tra i giovani”

Tumori, dal 2000 boom casi nei giovani

“Un dato inquietante: negli ultimi 20 anni si è registrato un netto aumento dell’incidenza di alcuni gravi tumori tra i giovani. E non sappiamo ancora il perché”. L’allarme lo ha lanciato su un social Roberto Burioni , noto più per le sue ospitate da Fazio ai tempi del Covid-19 e per alcune uscite vergognose ( i “sorci” No vax, l’ironia sull’ischemia occorsa al professor Meluzzi e tante altre) che non per la sua professione medica. Il commento si trova su un servizio del ‘Wall Street Journal’ postato sui social dal professore di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

Il cancro è sempre più frequente tra i giovani

Il cancro sta colpendo sempre più giovani negli Stati Uniti e in tutto il mondo, sconcertando i medici, si legge sul Wsj. Negli Usa, secondo dati federali, i tassi di diagnosi sono aumentati nel 2019 a 107,8 casi ogni 100mila persone under 50 anni. In crescita del 12,8% rispetto a 95,6/100mila del 2000. Anche uno studio apparso l’anno scorso su ‘Bmj Oncology’ – ricorda il quotidiano – ha riportato un forte aumento globale dei tumori nelle persone sotto i 50 anni, con i tassi più alti in Nord America, Australia ed Europa occidentale. I medici stanno cercando di capire cosa li fa ammalare e come identificare i giovani ad alto rischio. Sospettano che i cambiamenti negli stili di vita – meno attività fisica, più alimenti ultra-processati, nuove tossine – abbiano aumentato il rischio per le generazioni più giovani.

I tumori aumentano tra i giovani. “I pazienti stanno diventando più giovani”, afferma Andrea Cercek che co-dirige un programma per pazienti con cancro gastrointestinale a esordio precoce presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York.  Qui è stata curata Meilin Keen, una 27enne dalla cui vicenda parte l’articolo del Wsj. Nel giugno scorso Meilin stava studiando per l’esame di avvocato quando ha iniziato a vomitare sangue. Ha scoperto così di avere un cancro allo stomaco per il quale è stata operata. Cercek ritiene “probabile” che alla base del boom di tumori negli under 50 ci sia “qualche cambiamento ambientale, qualcosa nel nostro cibo, nei nostri farmaci o qualcosa che non abbiamo ancora identificato”.

Gli esperti parlano di varie forme di cancro

Nel 2020 – prosegue il Wsj – la morte dell’attore Chadwick Boseman a 43 anni per cancro al colon ha acceso i riflettori sulla crescente prevalenza di questo tumore nelle persone sotto i 50 anni. Un trend che già nel decennio precedente aveva allarmato gli oncologi. Gli esperti si resero conto presto che il fenomeno riguardava anche altre forme di cancro, dal tumore al pancreas a quello dell’appendice, dal cancro allo stomaco al tumore dell’utero. “Il cancro del colon-retto era il canarino nella miniera di carbone”. E’ la metafora usata da Timothy Rebbeck, epidemiologo dei tumori al Dana-Farber Cancer Institute di Boston.

La mortalità scende e i tumori aumentano

Il tasso di mortalità per cancro negli Stati Uniti è sceso di un terzo dal 1991 – rimarca il Wsj – grazie alla riduzione del fumo, a cure più efficaci e agli screening per la diagnosi precoce. Tuttavia l’aumento dei tumori a esordio precoce minaccia di frenare i progressi fatti nella lotta al cancro. Anche se i tumori continuano a colpire molto più spesso gli anziani. Nel 2019 un quinto dei nuovi malati di cancro del colon-retto aveva meno di 55 anni, dato quasi raddoppiato rispetto al 1995. E i pazienti più giovani spesso ricevono la diagnosi quando il tumore è in fase avanzata, tanto che i tassi di mortalità per cancro del colon-retto tra gli over 65 stanno diminuendo, mentre crescono negli under 50.

“Stiamo vedendo sempre più giovani che contraddicono l’insegnamento classico secondo cui il cancro è una malattia dell’invecchiamento”, evidenzia Monique Gary, direttrice medica programma oncologico, Grand View Health Pennsylvania. Ma di fronte a un sintomo insolito, avere un tumore non è la prima paura di un ragazzo. Soffrendo fin da quando andava al liceo di bruciori allo stomaco e reflusso, e avendo assunto antiacidi per mesi mentre si preparava per l’esame di abilitazione. La stessa Meilin quando ha perso l’appetito e ha vomitato sangue inizialmente credeva di aver bevuto troppo caffè.

E’ andata al Pronto soccorso solo quando le si è oscurata la vista e si è sentita svenire. In ospedale i medici l’hanno stabilizzata e sottoposta a indagini Quando uno di loro avanzò l’ipotesi di un batterio cancerogeno, Meilin quasi rise. “Non ho pensato mai al cancro finché non l’ho avuto”, confessa.

Gli studi scientifici rivelano l’eventuale causa

Qualcosa “nei nostri farmaci”, dunque, ipotizza Andrea Cercek. Torniamo, ora, all’ultima frase di Roberto Burioni, a quel “Non sappiamo ancora il perché”. Ebbene, noi pensiamo si possa indagare su quanto, purtroppo, sta emergendo inesorabilmente ora che è stato faticosamente, e parzialmente, scoperchiato il proverbiale Vaso di Pandora dei vaccini.

Non può non venire alla mente il “turbo-cancro” che, in più occasioni, è stato indicato come una plausibile conseguenza del vaccino contro il Covid-19. Ciò potrebbe portare alla progressione, recidiva e/o metastasi del cancro, come è scritto nello studio scientifico prodotto da Raquel Valdés Angues e Yolanda Perea Bustos. Peraltro solo l’ultimo di una lunga serie attorno ai cosiddetti “malori improvvisi” e agli effetti avversi. Uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Cureus lo scorso 17 dicembre 2023.

“Dopo aver particolarmente esaminato la letteratura disponibile, siamo preoccupati dal fatto che alcuni vaccini Covid-19 possano generare un ambiente pro-tumorigenico (cioè un ambiente specifico che potrebbe portare alla trasformazione neoplastica). Ciò predispone alcuni pazienti oncologici (stabili) e sopravvissuti alla progressione del cancro, recidiva e/o metastasi”, scrivono le esperte. Raquel Valdés Angues e Yolanda Perea Bustos esortano dunque i colleghi medici e scienziati a valutare l’impatto delle vaccinazioni contro il Covid-19. In particolare sulla biologia del cancro, adeguando di conseguenza le raccomandazioni sulla salute pubblica.

Lo studio incita a non abbassare gli standard scientifici

Secondo le relatrici dello studio, infatti, dimostrare che i vaccini suscitano un ambiente pro-tumorigenico favorevole alla progressione del cancro e/o alla recidiva è un passo necessario verso la soddisfazione del primo principio, e quindi non nuocere la salute. “Tutte le crisi globali pongono enormi sfide alla salute e al welfare. Tuttavia, tali eccezionalità non dovrebbero essere una giustificazione per abbassare gli standard scientifici. Poiché alcuni dei meccanismi pro-oncogenici delineati sono antigene-indipendenti, gli attuali problemi di sicurezza dovrebbero essere affrontati tempestivamente prima che i nanomedicinali basati su mRNA trasformino ulteriormente il modo in cui le malattie verranno gestite e prevenute in futuro”.

Forse al dottor Burioni questo studio è sfuggito. Restiamo in vigile attesa che il dottore legga questo e altri articoli inerenti e che lui e i suoi colleghi valutino bene tutti gli aspetti di queste vacciazioni.

Marianna Caprio

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